martedì 25 marzo 2008

Italia e ricerca: troppa avarizia.


Roma, 24 mar. (Apcom) - Un "assetto parsimonioso" della scienza italiana, che ha ripercussioni negative sulla ricaduta economica della ricerca nazionale, emerge dall'analisi elaborata da Mario De Marchi, del Ceris-CNR, pubblicata dal mensile telematico www.scienzaonline.com sul numero attualmente in uscita: le statistiche più aggiornate disponibili sull'erogazione di risorse finanziarie destinate alla produzione di conoscenza, raffrontate con quelle di altri paesi, evidenziano un quadro di "poche risorse, pochi investimenti, basse remunerazioni per i ricercatori", i quali ultimi, nonostante tutto, possono vantare "l'aumento negli ultimi anni del peso italiano sul totale delle pubblicazioni scientifiche mondiali", a testimoniare la "vitalità del sistema scientifico italiano in anni ardui sul fronte delle risorse disponibili".
Ma "la posizione del nostro paese appare preoccupante", si legge nell'analisi del Ceris-CNR, sul piano della resa economica della ricerca scientifica applicata: la produzione italiana di "scoperte di rilevanza pratica, in particolare quelle invenzioni il cui valore economico sia appropriabile dallo scopritore tramite lo strumento legale del brevetto", nota De Marchi, risulta "molto inferiore perfino a paesi come Olanda e Canada, dalla rilevanza demografica ed economica sensibilmente minori". Incombe "il pericolo di declino economico e culturale cui il nostro paese si espone seguendo questo comportamento - sottolinea lo studio - visto l'affermarsi nel mondo contemporaneo di società basate sulla conoscenza".
Il rapporto fra spesa in ricerca e prodotto interno lordo (ReS/PIL), nel quarto di secolo preso in esame dall'autore dello studio a partire dal 1980, non registra affatto un andamento di crescita: "Dopo avere sfiorato un picco dell'1,4% agli inizi degli anni '90, la proporzione fra spesa in ReS e PIL si è contratta", per assestarsi alla fine sull'1,1%, ben lontano, sottolinea De Marchi, dall'"obiettivo del 3% entro l'anno 2010, che fu sottoscritto nell'ambito degli impegni internazionali assunti dal nostro paese con l'Unione Europea". "L'Italia - denuncia lo studio del Ceris-CNR - investe nella generazione di conoscenze scientifiche e tecnologiche originali e nell'impiego di risorse umane per ricerca assai meno della maggior parte delle nazioni più progredite economicamente: meno della metà, per esempio, del 3,3% di Giappone, del 2,6% di Stati Uniti, del 2,5% di Germania, e meno anche della Cina, che destina l'1,3% del proprio PIL alla ricerca".

Investimenti della ricerca scientifica (Luigi Berlinguer, 17 marzo 2008, scienzaonline.com)

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